Il problema dell’impoverimento di calcio a livello osseo, tipico dell’età avanzata, soprattutto a carico della popolazione femminile, è una questione che merita la più alta attenzione al fine di prevenire conseguenze future più pesanti: uno stato osteoporotico pesante può esitare in cedimenti ossei a carico del femore, del bacino o della colonna vertebrale.
Le donne sono maggiormente colpite a causa del cambiamento ormonale susseguente alla menopausa: il venir meno del bilanciamento estro-progestinico che accompagna ogni donna nell’età fertile si ripercuote nelle ossa sulla capacità di mantenere un adeguato livello di calcio; per questa ragione, ancor prima di entrare in menopausa, ogni donna dovrebbe accedere ad un controllo di screening, normalmente eseguibile sul calcagno, per valutare il grado di ricchezza e solidità ossea.
Senza arrivare ad osteoporosi conclamata, possono infatti emergere stati di osteopenia incipiente che se presi al loro inizio possono evitare di generare problematiche osteoporotiche molto più pericolose e potenzialmente invalidanti.
Come nella stragrande maggioranza delle problematiche destinate a presentarsi o ad acutizzarsi con l’avanzare dell’età, la prevenzione è la migliore strategia: e quando si parla di prevenzione, sicuramente si fa riferimento a controlli ed esami ma anche e soprattutto allo stile di vita e all’alimentazione; la corretta esposizione ai raggi del sole, una vita attiva fatta di sport e movimento consentono di rendere il processo di costruzione, consolidamento e mantenimento della solidità ossea al livello più alto possibile. Giova ricordare che i raggi solari e l’aria aperta consentono di fissare la Vitamina D, elemento fondamentale oggi carente in modo incredibile: le prescrizioni di implementazione di Vitamina D sono in crescita realmente esponenziale, tanto da indurre gli addetti ai lavori a chiedersi in modo paradossale se i livelli di riferimento non siano da ritoccare al ribasso; noi farmacisti abbiamo visto in pochi anni aumentare a dismisura le vendite di questo elemento.
Gli screening sul calcagno possono essere, come si diceva, un valido approccio per una prima valutazione dello stato di salute delle ossa: oggi questi screening possono essere eseguiti, in date prefissate, anche in farmacia, ancora una volta con il vantaggio della comodità e della rapidità, grazie alla collaborazione con aziende del settore che mettono a disposizione strumentazioni di prima qualità.
Eventuali iniziali segni di indebolimento devono poi essere confermati con accertamenti più approfonditi, da eseguire a livello di altri distretti corporei, quali il femore o la colonna vertebrale: quando si parla di accertamenti si fa riferimento alla ben nota MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata), il cui esito può consentire di indirizzare al meglio ogni paziente verso la migliore terapia possibile.
Tra i fattori di rischio di origine iatrogena, ovvero causati da eventuali cure in atto, è da ricordare la terapia con Cortisone: uno schema posologico che preveda una cura con farmaci cortisonici per un periodo continuativo è una delle condizioni che consente la prescrizione in SSN dei bifosfonati.
Infatti in base alla classificazione di ogni individuo, può cambiare l’approccio terapeutico: vediamo ora quali possono essere le diverse strategie da mettere in atto, in ordine crescente di rilevanza, quindi volte a target con problematiche via via più significative:
-INTEGRAZIONE DI VITAMINA D
-INTEGRAZIONE DI CALCIO (per lo più associato alla Vitamina D di cui sopra)
-UTILIZZO DEI BIFOSFONATI (Alendronato, Clodronato, Risedronato, Ibandronato ….)
L’ultima di queste categorie merita alcuni cenni: sono farmaci molto diffusi, presenti in commercio in compresse o iniezioni, somministrate con cadenza settimanale, bisettimanale o mensile; agiscono rallentando l’azione degli osteoclasti, ovvero diminuendo il grado di impoverimento del calcio dalle ossa.
Sono da assumere almeno un’ora lontano dai pasti per consentire una adeguata assimilazione.
Di particolare rilievo una ultima annotazione: è necessario segnalare la terapia con questi farmaci se si deve ricorrere a cure odontoiatriche a causa del rischio di osteonecrosi mascellare: sarà compito del medico valutare se proseguire o meno con le cure in atto, soprattutto in vista di interventi odontoiatrici invasivi come gli impianti dentari.
Yorumlar