Stiamo ancora tutti vivendo le conseguenze dell’ondata che ci ha travolto qualche mese fa, e credo che siamo tutti consapevoli che non possiamo dire di vedere già ora la reale fine del tunnel! Per mesi tutta la nostra vita è girata intorno al Coronavirus e alle drastiche limitazioni della nostra quotidianità. Ancora oggi, nonostante le varie fasi di ripartenza, nonostante il significativo calo di malati, di ricoveri e di decessi, nonostante si vedano in circolazione molte ma molte più persone rispetto al recentissimo passato e si percepisca una netta diminuzione (personalmente condivisibile solo fino a un certo punto….) nelle accortezze e nel mantenimento di distanza e protezione, non possiamo certo dirci al sicuro e non possiamo assolutamente inneggiare allo scampato pericolo.
Eppure la vita deve proseguire…..perchè le sospensioni possono durare solo per un periodo limitato….vale per le attività lavorative ed economiche….vale per gli hobbies e le vacanze….vale assolutamente e a maggior ragione per l’ambito sanitario.
Pochi giorni fa è comparsa sugli organi di informazione una dichiarazione da parte di alcuni medici, il cui succo potrebbe essere questo: “se continuiamo a mettere in secondo piano le patologie pregresse e croniche, rischiamo un danno ai pazienti di molto superiore rispetto a quanto causato dal Coronavirus!”. Se ci pensiamo questo è ovvio: i malati non hanno certo smesso di essere tali solo perché è calata su di noi l’ombra lunga e pesante della pandemia….anzi….si sono trovati probabilmente a dover affrontare una ulteriore e più grave debilitazione, motivo per cui molti di loro purtroppo hanno riportato gravissimi danni. “Mettere il paziente al centro” è l’obiettivo di tutto il mondo sanitario…e lo è anche di noi farmacisti!
In diverse edizioni precedenti di questa rubrica, abbiamo affrontato temi legati alla prevenzione delle malattie croniche più diffuse sul territorio, e abbiamo spesso citato il progetto della FARMACIA DEI SERVIZI, il cui principio fondante è esattamente l’attenzione al paziente e alle sue condizioni sanitarie. Abbiamo sottolineato spesso e in diverse sedi quanto rilevante sia lo spazio e l’interesse che nella nostra farmacia viene dedicato ai SERVIZI DI MONITORAGGIO DELLO STATO DI SALUTE, soprattutto nell’ambito della sfera delle malattie cardiovascolari: misurazione della pressione arteriosa, applicazione di strumenti per il monitoraggio nelle 24 ore della pressione stessa (Holter pressorio), Elettrocardiogramma estemporaneo e dinamico nelle 24 ore (Holter cardiaco), autoanalisi con possibilità di valutare il Profilo lipidico (il Colesterolo nelle sue varie espressioni) e la Glicemia (corredabile con la valutazione dell’Emoglobina Glicata). Una delle ultime acquisizioni è l’apparecchiatura per la misurazione dell’Emocromo completo, il tutto come sempre da digito puntura e in pochi minuti.
Come moltissime attività ospedaliere ed ambulatoriali, anche le prestazioni della farmacia sono state sospese per tutto il periodo del lockdown; moltissime farmacie hanno lavorato per un periodo più o meno prolungato a battenti chiusi e anche chi ha tenuto aperti i locali (o li ha riaperti dopo un periodo di chiusura…) ha dovuto attenersi alle indicazioni dei diversi decreti che imponevano il rispetto della distanza e l’annullamento dei contatti col paziente.
In un articolo comparso su un altro giornale ho avuto modo di raccontare il disagio personalmente vissuto nel non essermi sentito libero di proporre un elettrocardiogramma ad un paziente, senza medico in quanto in trasferta lavorativa e ospite di un conoscente, in pieno pomeriggio (quindi senza possibilità di rivolgersi alla guardia medica) durante il lockdown (con pronto soccorso ancora piuttosto pieno di pazienti COVID); in condizioni normali lo avrei senz’altro proposto: sia chiaro, non era un caso grave e il mio era, come in altre circostanze precedenti, più che altro uno scrupolo, posto che la mia principale ipotesi era di un disturbo allo stomaco da reflusso gastroesofageo; tuttavia da operatore sanitario ritengo che si debba sempre cercare di dedicare ad ogni paziente il meglio possibile, ciascuno in base al proprio ruolo e alle proprie possibilità…che sia tempo…attenzioni….consigli….servizi….prestazioni....e in quella circostanza non mi sono sentito libero di poterlo fare. Da quando abbiamo riaperto i battenti e da quando si è entrati nella fase 2 dopo l’epidemia, abbiamo osservato un incremento oltre il normale livello delle richieste di prestazioni quali gli Holter cardiaci e pressori: evidentemente molte persone che avevano esigenza di eseguire questo controllo, hanno tenuto tutto quanto in sospeso per cause di forza maggiore….e questo da un punto di vista sanitario non va bene! Tornare a mettere il paziente al centro significa appunto consentire a ciascuno di poter accedere nuovamente in modo libero (con le dovute accortezze e le precauzioni necessarie) alle prestazioni utili o necessarie al fine di poter controllare il proprio stato di salute, sia in ottica preventiva sia di controllo degli effetti di una terapia in corso. Credo che non si debba necessariamente configurare un aumentato rischio di contagio se si erogano questi servizi: il mantenimento delle mascherine e l’uso di guanti o di prodotti igienizzanti da parte degli attori coinvolti (paziente e farmacista) minimizza i rischi e rende il tutto erogabile in sicurezza!
Non siamo ancora usciti dal tunnel….ma dobbiamo ritrovare per quanto possibile un po’ di normalità….e per noi operatori sanitari credo che il primo passo sia di rimettere il paziente davvero al centro, nella sua totalità!
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